Quando si visita San Miniato, c’è un nome che riecheggia spesso tra i nostri vicoli, ed è quello dell’Imperatore Federico II di Svevia, colui che ha voluto la costruzione del simbolo indiscusso della nostra città, ovvero la famosa Torre che domina ormai da più di 800 anni la vallata!
Alta, maestosa, imponente, faceva parte della Rocca, ovvero il baluardo difensivo che si trovava nella zona più alta di San Miniato e venne voluta dall’Imperatore come coronamento dell’opera difensiva intrapresa da Ottone I.
Ma chi era Federico II di Svevia?
Nipote di Federico Barbarossa e figlio di Costanza d’Altavilla e Enrico VI Hohenstaufen, è stato uno degli imperatori più importanti del Sacro Romano impero meritandosi il titolo di “Stupor Mundi, ovvero “Meraviglia del Mondo”. Questo soprannome deriva dal fatto che, oltre ad essere stato un imperatore innovativo per la sua epoca, è stato anche un grande intellettuale (si dice che parlasse ben sei lingue) e questa sua curiosità lo ha portato a studiare scienza, filosofia, astrologia, matematica, algebra, scienze naturali e medicina.
Nasce il 26 dicembre del 1194 a Jesi, nelle Marche, e a 3 anni resta orfano del padre, anche lui imperatore del Sacro Romano Impero, ma nonostante questo Federico non gli succede al trono perché il titolo di imperatore era elettivo e non ereditario.
A 4 anni, alla morte della madre, eredita il Regno di Sicilia del quale ne otterrà il totale potere una volta compiuti 14 anni.
Il 22 novembre del 1220 viene incoronato imperatore del Sacro Romano Impero con l’appoggio di Papa Onorio III a patto di non unire l’Impero Germanico e il regno di Sicilia sotto un’unica corona (per non accerchiare il papato che controllava il centro Italia) e di guidare una crociata per liberare Gerusalemme dai musulmani.
Federico però ha altri progetti e preferisce dedicarsi ad altro, tra cui espansioni territoriali ed economiche: tutto questo però fa infuriare il Papa che lo minaccia di scomunica per non aver ancora adempito alla sua promessa, e cioè la crociata a Gerusalemme che viene finalmente intrapresa nel 1227. A causa di un’epidemia il suo esercito è costretto a tornare in Italia, ma il nuovo Papa Gregorio XI non crede a questa “scusa” e scomunica l’imperatore. Un anno dopo Federico intraprende una nuova crociata che terminerà con la conquista di Gerusalemme grazie ad un accordo diplomatico, e quindi senza spargimento di sangue: qui si autoincoronerà Re di Gerusalemme il 18 marzo del 1229.
Una volta tornato in Italia sconfigge la Lega Lombarda (alleanza di comuni del nord Italia già combattuti dal nonno Federico Barbarossa) e continua con le sue mire espansionistiche ma Papa Gregorio IX, per paura che potesse nuovamente provare ad unificare l’Impero sotto un’unica corona, nel 1239 lo scomunica di nuovo. Quest’ultima verrà confermata nel 1245 dal nuovo Papa Innocenzo IV perché Federico II di Svevia si era rifiutato di restituire le terre pontefice occupate dall’imperatore.
Il papa ottenne anche l’appoggio dei principi tedeschi (i numerosi nemici dell’Imperatore) che lo fecero deporre, sciogliendo i suoi sudditi dall’obbligo di fedeltà e invitarono i nobili tedeschi a proclamare un altro imperatore. Tutto questo fu un colpo molto duro per Federico che cominciò a perdere prestigio e a cominciare a vedere attorno a sé tradimenti perpetuati dai suoi più fidati consiglieri: tra questi ricordiamo lo sfortunato Pier delle Vigne che si dice venne rinchiuso proprio nella Torre di San Miniato con l’accusa di tradimento (questo personaggio lo ritroviamo nel XIII canto dell’inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri).
Federico II di Svevia morirà improvvisamente il 13 dicembre 1250 a Fiorentino di Puglia per una patologia addominale (alcuni invece sostengono per avvelenamento) e verrà sepolto nella Cattedrale di Palermo in un bellissimo sepolcro di porfido rosso accanto alla madre Costanza, al padre Enrico VI e al nonno materno Ruggero II.
Suo figlio Manfredi lo omaggerà con queste parole “Il sole del mondo si è addormentato, lui che brillava sui popoli, il sole dei giusti, l’asilo della pace”.